C’è chi è sceso nelle profondità della terra, tra cave e gallerie, e chi ha solcato mari aperti con spirito di pirateria: due ambientazioni diverse, ma un’unica ricerca. Che sia nel sottosuolo o sulle onde, il cuore del cammino è lo stesso: andare a fondo, esplorare ciò che si nasconde, interrogarsi su chi si è e verso dove si vuole andare. Il campo di formazione è sempre un tempo speciale: uno spazio sospeso in cui la vita quotidiana lascia il posto alla condivisione, all’ascolto e alla crescita personale e comunitaria. È il momento in cui gli educatori, mettendosi in gioco insieme, sperimentano concretamente ciò che poi sono chiamati a vivere con i ragazzi: camminare accanto, osservare senza controllare, accompagnare senza sostituirsi. In queste righe trovate i racconti dei campisti: storie di esplorazioni, incontri e scoperte, che mostrano come la formazione sia sempre un viaggio — avventuroso, impegnativo, sorprendente — dentro e fuori di sé.
Per me il campo è stato da un lato un modo per inserirmi meglio all'interno della realtà associativa, a livello diocesano, e dall'altro lato un'occasione per pormi in ascolto e acquisire molte nuove conoscenze da poter mettere a frutto durante le mie attività da educatore.
Ludovico
È stato un campo pieno di emozioni e con lavoro di squadra insieme ai nostri amici del base 1
Enrico
È stata una degna conclusione di un percorso, ma allo stesso tempo una sorta di trampolino di lancio per continuare. Infatti mi sento entusiasta di continuare l’esperienza educativa essendo un po’ più consapevole di quello che possiamo fare e come possiamo migliorare. Non vedo l’ora di poter mettere in pratica certe idee, ma soprattutto non vedo l’ora di conoscere meglio ogni bambino che ci sarà affidato.
Angelica
Un campo per rafforzare i nostri legami, rinnovare il nostro sì e ritrovarci nel porto sicuro della preghiera. Adesso è ritornato il momento di dispiegare le vele e salpare per un nuovo anno, rimanendo nell’ambientazione del campo a Cimolais. Come si legge in Lc 9 “Voi stessi date loro da mangiare”, siamo quindi chiamati a metterci al servizio come educatori, con tutte le nostre paure e i nostri desideri. Con la speranza, nel nostro piccolo, di continuare a costruire un ambiente cristiano di luce, pace e fraternità per i nostri bambini e ragazzi, custoditi dall’amore di Dio. Una delle frasi più significative che mi porto a casa da questa settimana è: “in AC non ci si sceglie, ma ci si accoglie”.
Francesca
E’ stato un campo molto ricco, in cui molte volte mi sono sentito messo alla prova e scavato dentro me stesso. Ho avuto forti conferme sui miei valori e quelli che insegna l’Azione Cattolica per riuscire così a trasportarli nel mio servizio educativo: in questo modo i ragazzi si possono sentire come mi sono sentito e come mi sento io ora. Questo campo mi ha fatto capire che l’AC è famiglia e un modo per riuscire a crescere in un ambiente sano e accogliente. Riassumendo in una parola: viva l’AC!
Lorenzo
Il degno successore del Base 1: mi ha permesso di approfondire, specialmente nella pratica, tanti aspetti su cui avevamo messo mano l’anno scorso. È stata l’occasione perfetta per fare ordine tra le numerose variabili che si presentano durante l’anno: aspettative, obiettivi, problemi e compagnia cantante. Il clima del campo, assieme agli amici del base 1, lo ha reso per me davvero un laboratorio di nuove idee ed entusiasmo da portare alla mia parrocchia appena cominceremo.
Leonardo

