Hey tu, sì proprio tu, quanto vali?

Scomoda la domanda che il professor Giuseppe Spimpolo rivolge ai suoi alunni che vanno fieri delle loro conquiste facili, la stessa domanda che ieri ha schiettamente posto ad ognuno di noi durante il secondo incontro formativo diocesano per giovani di AC "Have a break".

Perché la castità è una questione innanzitutto di autostima, nasce dall'amore per noi stessi e ci rende liberi dalla schiavitù degli istinti e dei bisogni, i quali non vengono soppressi, ma trovano una loro equilibrata posizione nell’armonia del nostro essere. Essere casti permette quindi di esprimere, non solo a parole, ma con i fatti, alla persona che ci fa vibrare il cuore e che scegliamo di amare per tutta la vita, la sua UNICITÀ e, al contempo, afferma la nostra.

La castità aiuta ad amare in modo più sincero e profondo poiché fa riconoscere l'altro come dono prezioso, spesso immeritato e sorprendente, da serbare e proteggere, a cui voler bene anche e soprattutto durante i momenti di difficoltà. Ci chiede quindi GRATUITÀ nell'amare e nel lasciarci amare, nel curare chi ci è stato posto accanto senza mai pesare le nostre azioni e i nostri sentimenti sul piatto della bilancia.

L'ultima accezione che Spimpolo ha accostato alla castità è la TOTALITÀ del rapporto matrimoniale che permette: l’accettazione vera e completa dell'altro non solo come corpo fisico, come parte di una società civile, ma anche come membro della sua famiglia d’origine e del suo ambiente lavorativo. Permette perciò di accogliere il passato, il presente e il futuro, con trasparenza, condividendo l’interezza della vita in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più pratiche come lavare la biancheria o pagare le bollette.

Ed è un clima di castità quello indicato dalla Chiesa come elemento necessario per un fidanzamento che dona umanità e dignità alla persona. Un tempo per comprendere come la diversità dell’altro ci renda fertili, come lui/lei tiri fuori il meglio di noi, le nostre potenzialità più impensate e ci renda persone migliori. Un’occasione di discernimento volto ad imparare ad amare senza vincoli di gratificazione, i quali spesso strumentalizzano e offuscano il giudizio. Pertanto, afferma Spimpolo, è importante mantenere una distanza fisica durante il fidanzamento per non dire con il corpo ciò che ancora nei fatti non è compiuto, per non mentire, anche inconsapevolmente, a chi si ama.

La convivenza, predisponendosi come periodo di prova per vedere se una coabitazione è possibile, lascia la relazione in balia degli eventi e dei sentimenti, che per loro natura sono mutevoli, e rende così fragile l’unione. Come un calciatore che dà il tutto e per tutto solo nella partita della domenica, mentre durante gli allenamenti simula esporsi troppo, così anche chi convive non mette in gioco tutte le sue potenzialità, ma tiene sempre aperta la possibilità della facile via di fuga. Questa incertezza, come sostenuto da molteplici statistiche e studi, rende fragile la coppia, che vive senza impegnarsi completamente, né progettare un futuro a lungo termine. Nella dimensione del matrimonio, invece, consapevoli dell’inadeguatezza dell’amore umano di fronte a tutto l’amore che l’altro meriterebbe, ci si affida a Dio affinché colmi la nostra incapacità di restituire l’amore che si vorrebbe donare all’altro.

È raro conoscere persone che, come Giuseppe Spimpolo, in modo simpatico, leggero ed irriverente, siano capaci di una franchezza ed onestà su temi su cui spesso non ci si interroga neanche più, di cui si critica la posizione “bigotta” della Chiesa senza comprenderla a fondo e che, nella nostra società, sono affrontati con superficialità e con quell’apparente liberalismo che omologa e che non pone l’uomo e i sentimenti al centro della sua dottrina.

Travasando quindi, tutta la sferzata di vento nuovo che ci ha toccati domenica nel nostro impegno associativo, come possiamo noi educatori AC, trasmettere tutto ciò ai nostri ragazzi? Sicuramente con una testimonianza coerente, ma, soprattutto, aiutando a crescere i nostri educati nel rispetto e nella stima di loro stessi e dei loro compagni, nella ricchezza della diversità e nel costante desiderio di diventare persone sempre migliori.

 

 

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