Anche quest’anno in occasione del mese dedicato alla pace l’Azione Cattolica diocesana adulti ha organizzato un evento aperto a tutti per riflettere sul tema “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”, tratto dal messaggio che il Santo Padre ha pubblicato per il primo gennaio in occasione della giornata mondiale.

Domenica 24 gennaio, quindi, nel salone dell’oratorio di Roveredo in Piano i partecipanti sono stati sollecitati da diverse provocazioni sul tema della giustizia e hanno avuto modo di sentire dalla voce di un testimone d’eccezione che è possibile evitare l’indifferenza di fronte a certe situazioni di violenza, sopraffazione ed illegalità. Ma andiamo con ordine.

Il percorso pensato dalla commissione organizzativa è partito da una riflessione personale che ognuno doveva fare sul proprio comportamento nel quotidiano in tema di giustizia e legalità. Attraverso la compilazione di un semplice questionario ognuno poteva valutare il proprio livello di senso civico e riflettere sul come e se cercare di migliorarsi.

Poi c’è stata la proiezione di un video in cui si è mostrata la risposta che persone molto diverse tra loro davano alla domanda di definizione di alcune parole, quali giustizia, indifferenza, legalità e solidarietà. Alla fine si poteva trarre facilmente la conclusione che, nonostante le diversità dovute all’età, alla provenienza e all’esperienza, le risposte a questi argomenti erano molto simili e che, quando si affrontano temi che coinvolgono l’intera umanità, c’è una condivisione di vedute.

L’ultima provocazione è stata data con la presentazione di un libro, intitolato “Mafia a nord-est” e scritto da tre giornalisti (Luana De Francisco, Ugo Diniello e Giampiero Rossi), che attraverso i dati un’inchiesta parla proprio della corruzione, del riciclaggio e dei disastri ambientali causati dalla mafia anche nei nostri territori. Una proposta data ai presenti per poter approfondire le proprie conoscenze su ciò che accade fuori dalla porta di casa.

Dopo tutte queste premesse, è stato dato ampio spazio alla testimonianza di don Aniello Manganiello, parroco di Scampia dal 1994 al 2010. Sedici anni durante i quali ha combattuto la criminalità organizzata, strappando alla manovalanza della camorra tantissimi giovani, criticando apertamente l’ipocrisia e la superstizione degli affiliati che ostentano case piene di immagini sacre e rifiutandosi persino di dare la comunione ai camorristi e di battezzare i loro figli.

Raccontando alcuni episodi che hanno segnato la sua esperienza di prete di strada, non ha nascosto i momenti difficili trascorsi e le pesanti minacce subite, ma non si è mai tirato indietro e così è riuscito a compiere un vero e proprio ‘miracolo’: ottenere la conversione (e non solo il pentimento) di diversi camorristi ed accendere nei bambini e nei ragazzi che vivono in quel quartiere una luce di legalità e di speranza per il futuro. Ha ribadito con forza che non bisogna avere paura, non bisogna tacere di fronte alle ingiustizie e nemmeno giudicare le persone dalle apparenze, ma star loro vicino e mostrare che c’è sempre una soluzione alternativa alla illegalità per il bene e la pace di tutti.

Con la fondazione dell’associazione “Ultimi”, infine, sembra che don Aniello abbia dedicato la sua vita a realizzare concretamente le esortazioni che papa Giovanni Paolo II aveva fatto in un suo messaggio per la giornata della pace nel lontano 2002, intitolato “non c’è pace senza giustizia”. Ha capito che pace e giustizia camminano insieme ed entrambe mirano al bene comune, perciò non possiamo minacciarne una, perché vacillerebbero entrambe.

Una bella testimonianza che ha dato a tutti noi la forza di convertire il nostro cuore, perché siamo tutti chiamati a fare dell’amore, della compassione, della misericordia e della solidarietà un vero programma di vita, uno stile di comportamento nelle nostre relazioni gli uni con gli altri.

Maria Luisa Cassin

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