“..io la rotta balcanica l’ho fatta, e farla tutta vuol dire andare in Siria, andare in Iran al confine con la Turchia, vuol dire attraversare i confini per nave e/o per terra, farsi tutta la dorsale balcanica fino ad arrivare al muro di Orbán, da una parte o ai respingimenti croati dall’altra. Significa andare anche più a nord in questa terra di nessuno dove si affacciano i confini di Bielorussia, Lituania e Polonia…”

È così che inizia il profondo dialogo tra il giornalista di Avvenire Nello Scavo, Giovanni Tonutti dell’associazione OIKOS di Udine e, in un secondo momento, Fawad e Raufi, giovane afghano emigrato in Italia, autore del libro "Ultimi respiri a Kabul" magistralmente moderati dalla giornalista triestina Fabiana Martini.

È cosi che iniziamo ad addentrarci nel cammino della consapevolezza di un binomio di parole che pensiamo quasi di conoscere perché familiare, ascoltato più volte distrattamente, in qualche telegiornale ma che solo nella descrizione basilare del percorso ci rendiamo conto di non aver mai approfondito, eppure, attraversa anche il nostro Friuli Venezia Giulia, la rotta balcanica.
Come accompagnati da dei moderni Virgilio, Nello Scavo ci ha portato a scoprire che i muri non sono solo di cemento e che le guerre non si combattono solo con le bombe. Proseguendo con Giovanni Tonutti che ci mostra che il gioco ”the Game”, non è una cosa divertente e non ci sono le vite di riserva e che una madre nel salutare il figlio in partenza, Fawad e Raufi, può arrivare a consigliargli di farsi crescere la barba perché solo così si sarebbe ridotta la possibilità di essere violentato.
Nel metaforico cammino del dialogo, come delle scarpe che si consumano nel duro terreno della realtà iniziano a dissolversi anche i nostri luoghi comuni: "perché vengono solo uomini forti? Non possono venire regolarmente come tutti? È a rischio la nostra cultura e democrazia!"

Tra i duri e appuntiti sassi però troviamo anche delle pietre che brillano, delle storie di speranza come quella della signora Lence che dal suo paesino di 2000 abitanti in Macedonia, iniziando da una carezza ad un bimbo e un bicchiere d’acqua donato ad uno sconosciuto, riesce a coinvolgere l’intero paese in un circuito solidale che da ristoro in 7 anni a più di 250.000 persone.

Infine ci lasciamo, Virgilio ci ha mostrato l’inferno e ora noi possiamo tornare verso le nostre case, verso le nostre abitudini ma con lo sguardo fisso su di noi di chi sta ancora camminando e ci chiede di non distogliere il nostro guardo verso di lui.

è possibile rivivere l'incontro a questo link   

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