Diario di bordo di Elisa Lunardelli

Elisa ci racconta la sua esperienza agli “Incontri del Mediterraneo: MOSAICO DI SPERANZA” che si sono tenuti a Marsiglia dal 17 al 24 settembre 2023, questa festa ha riunito tantissime persone per discutere delle sfide dell’area del Mediterraneo: Grande povertà, conflitti, pluralità religiosa, questioni ecologiche, situazione dei migranti.

Il primo giorno all’Incontro del Mediterraneo è stato una discesa nelle profondità di quel mare che ci unisce. Siamo partiti dalle Grotte di Cosquer, sommerse e dimenticate per secoli, abbiamo poi ascoltato le parole del Vescovo Nicolas Lhernould che ci ha invitati ad aprirci all’altro con cuore aperto, accogliendolo con la sua storia, le sue ricchezze e il suo unico volto. Fare amicizia con gli altri giovani partecipanti alla settimana di dialogo, tra le strade di Marsiglia, è sembrato semplice: una città multiculturale e dinamica che custodisce il suo passato ma lascia ai suoi abitanti lo spazio di raccontarsi.
Durante la cena, abbracciati dal mare da ogni lato, al ventinovesimo piano de La Marseillaise, abbiamo ascoltato le storie di imprenditori della città e di alcuni ragazzi che vivono con speranza luoghi di frontiera.
È emozionante essere parte di questo mosaico di volti e lentamente iniziare a realizzare che sono molte più le cose che accomunano chi abita le coste dei più di venti Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, rispetto a quelle che ci separano.

19 settembre
“Dialogo” è stata la parola che ci ha accompagnati oggi, durante la seconda giornata di MED23. Cosa significa entrare in dialogo con qualcuno? Come si può fare? Come non perdere sé stessi nel colloquio con l’altro? Queste le domande di provocazione formulate da Padre Christian questa mattina.
Per provare a trovare delle risposte, abbiamo seguito diversi percorsi. Con il mio gruppo siamo partiti dal passato di Marsiglia, dalla straziante storia del Camp des milles, che da campo di detenzione dei dissidenti è diventato anticamera di Auschwitz. Ma la memoria di questo luogo, come ci ha raccontato il suo direttore, Alain Chouraqui, non è solo una tragica parentesi storica. Il museo, infatti, vuole essere monito per il presente, sprone ad acuire i sensi e resistere ad ogni tentativo di violenza che, subdolamente e forte dell’indifferenza dei più, cerca di schiacciare chi sbarca sulle rive delle nostre vite.

Il dialogo è continuato con la visita della Mosquée de la Capelette e con l’incontro con il suo presidente, che si è lasciato coinvolgere in uno scambio aperto e ricco di curiosità.
Notre-Dame de la garde è stato il luogo di arrivo del nostro pellegrinaggio. Qui abbiamo conosciuto alcuni esponenti delle religioni che fanno parte di Marseille Espérance, un’associazione che crede nella preziosità di vivere assieme e vuole occupare lo spazio pubblico andando incontro ai cittadini di Marsiglia, offrendogli un luogo di dialogo e preghiera comune. Ascoltare queste testimonianze, all’interno di una basilica dove tutti gli “uomini di buona volontà” sono invitati e si trovano insieme a pregare Maria, è stato emozionante.
La sfida che ci viene lanciata, non solo per questi giorni, ma per tutta la nostra vita, è quella di aprirci al dialogo, lasciandoci toccare dall’altro, dalle sue domande e dalla sua storia. Non è semplicemente guardarsi negli occhi, ma riconoscere il valore di chi ci sta di fronte e il nostro, accettare che chi ci parla è altro da noi ed è interessante e prezioso proprio per questo, ed infine aprirci a nostra volta e gratuitamente. Richiede di fidarsi, di parlare e ascoltare sinceramente, camminando insieme verso la nostra verità più intima.

20 settembre
Oggi abbiamo preso il largo, fisicamente e spiritualmente. Abbiamo lasciato il porto di Marsiglia per avvicinarci alle sue isole e vedere la città dal mare, come chi da secoli approda alle sue coste.
“Sembra di conoscerci da sempre”: è una frase ricorrente nei discorsi tra i giovani mediterranei. Il dialogo è salpato e ormai le domande si fanno profonde, intime. Qualche volta, ascoltando una voce cristallina cantare in siriaco o la testimonianza di chi salva vite in mare perché le ingiustizie gli tormentano il sonno, si vede una lacrima scendere sul volto di chi gli è seduto accanto e mani che si stringono.
Accogliere i vescovi e iniziare a conoscerli è stato emozionante. Durante la cena, pastori e giovani hanno presentato con orgoglio e gioia i loro amici, in uno scambio sinceramente curioso ed interessato.
Dando il benvenuto ai vescovi, spontaneamente, abbiamo cantato tutti insieme Evenu Shalom Aleichem, “che la pace scenda su di voi”. E questa pace la sto respirando davvero a MED23: tra noi giovani, che da ormai qualche giorno abbiamo iniziato a conoscerci, per le vie della città, che con le sue braccia allargate verso il Mediterraneo ci ha accolti, e grazie ai volontari della diocesi di Marsiglia, che da mesi pensano e preparano questo evento e che si prendono cura non solo dell’organizzazione ma anche del farci sentire voluti bene.
Un augurio affinché i prossimi giorni di lavoro insieme ai vescovi possano essere semi di una fratellanza tra popoli e tra religioni, che non resti solo un ideale, ma che affondi le sue radici nell’amicizia sincera che sta germogliando tra noi e che potrà estendere i suoi rami verso tutti coloro a cui racconteremo che vivere nel dialogo e nella pace è possibile veramente!

21 settembre
Che cosa desideriamo? E come ci impegniamo a realizzare la nostra vocazione?
Il filo conduttore di questa quarta giornata è stato l’impegno. Abbiamo visitato l’Hôtel de Ville e la sede della Metropole Aix-Marseille-Provence e conosciuto, tra gli altri, il sindaco della città, la presidente della Regione Provenza e alcuni membri del Consiglio dei giovani della città metropolitana, organo consultivo della Regione del Sud.

Oltre a chi si mette al servizio della politica, abbiamo incontrato anche chi si impegna nello sport ed infine Christine Lagarde. La presidente della Banca Centrale Europea ci ha spronati a vivere con responsabilità ogni situazione in cui siamo inseriti, consapevoli che passi di pace sono possibili ovunque. Nel narrare la storia del bacino del Mediterraneo, lo ha descritto quale culla di cultura ma anche di spiritualità e commercio. Madame Lagarde ha anche ricordato come il primo prototipo di mercato unico sia stato proprio quello mediterraneo, creato grazie alla pax romana. Solo in un contesto di pace, infatti, ogni tipo di scambio può prosperare. Negli ultimi secoli, però, i rapporti tra i Paesi delle coste mediterranee si sono raffreddati e sono diventati sempre più verticali, scavando un divario tra popoli, via via più incolmabile, specialmente tra il Nord e il Sud del nostro mare. È necessario credere ed investire in uno sviluppo economico ed ecologico integrale, mettere al centro la persona, in particolare i giovani, riconoscendo loro il diritto di vivere con dignità, inserendosi con fiducia in un tessuto economico sereno. Non è facile convincere i governi ad usare come bussola la ricerca del bene comune e a guardare oltre i propri interessi, ha confessato Lagarde, ma le sfide che ci interpellano, tra le quali il cambiamento climatico, richiedono di collaborare e di costruire un’unità. Solo così sarà possibile per ogni uomo soddisfare il proprio bisogno antropologico e spirituale di andare oltre alla linea dell’orizzonte ed aprirsi a quell’ignoto superando le colonne d’Ercole.
Domani sarà una giornata decisiva per il dialogo tra giovani e vescovi. Come ha ripetuto il vescovo Lernouhld, che ha vissuto con noi questi giorni, dopo aver preparato il terreno affinché questo incontro possa essere sincero e fruttuoso, sarà compito di noi giovani aiutare i vescovi ad esprimere i loro sogni che spesso, per pudore o troppa fretta, accantonano e compito dei vescovi creare lo spazio affinché le visioni dei giovani abbiano lo spazio e gli strumenti per prendere forma (Atti 2, 16-17).

22 settembre
Ma perché le cartine del Mediterraneo sono tutte sottosopra?
La prima volta che sono entrata nella sala conferenze del Pharo, pensavo che, nella fretta, le due grandi cartine, dove il Mar Mediterraneo spicca in blu come cuore della regione, fossero state posizionate al contrario per errore. Invece era voluto, per spingerci a cambiare prospettiva e vedere il mondo come lo vede il fratello o la sorella che vive su un’altra costa dello stesso mare.
E nella giornata di oggi abbiamo cercato di fare questo, di cambiare prospettiva: ad ascoltare i giovani, i non cristiani e il sud, l’est e l’ovest del Mediterraneo.
Prima di partecipare a questo incontro mi sentivo italiana, sicuramente europea, talvolta cittadina curiosa del mondo, ma mai avevo adottato questa prospettiva di mediterranea. Se abbiamo la pazienza di spendere tempo a conoscerci davvero, come noi settanta giovani abbiamo iniziato a fare, questo bacino d’acqua può diventare davvero uno specchio in cui perderci e ritrovarci nel riflesso che ci rimanda l’altra riva, così profondamente altra da noi, ma indissolubilmente collegata.

Il lavoro con i vescovi, seppur breve, è stato ricco di stimoli. In gruppi tematici abbiamo discusso di ecologia, istruzione ed educazione, precarietà e migrazione, conflitti, libertà di coscienza e di religione. La condivisione delle nostre testimonianze è stata preziosa non solo per individuare le sfide comuni e le buone pratiche, ma anche per prendere consapevolezza dei tanti fili invisibili che ci legano. Infatti, gli emigrati di una diocesi in Siria diventano immigrati di una regione Albanese, il disinteressamento alla transizione ecologica di uno Stato diventa l’inquinamento delle risorse idriche del Paese vicino.
È stato bello condividere in plenaria le proposizioni che presenteremo domani a Papa Francesco e sulle quali continuerà a lavorare il comitato scientifico. Da tutti i gruppi è stato chiesto di proseguire il dialogo iniziato in questi giorni, di coltivare la visione profetica di un popolo mediterraneo, capace di guardarsi con amicizia e di essere fucina di pace. È stato suggerito di attivare gemellaggi, di istituire una università del Mediterraneo, di rendere permanente la presenza di un foro mediterraneo dove giovani, vescovi e possibilmente anche autorità politiche si possano incontrare e conoscere, prescindendo da interessi e pregiudizi. Insomma di mettere in moto processi concreti di scambio, crescita, conoscenza e arricchimento reciproco. Partendo dal bello di ognuno di noi, dall’incontro con un volto, una persona e con la sua storia, l’amicizia tra singoli e tra popoli potrà fiorire.

Agli occhi di Dio ciascuno è prezioso, degno di stima e amato. Ché la Chiesa sia testimone di un amore davvero fraterno e gratuito, che ridona dignità alla persona e la sostiene nel suo sviluppo integrale.

23 e 24 settembre
Il Maestrale soffiava forte sabato, quando la città di Marsiglia e anche noi giovani e vescovi degli incontri del Mediterraneo abbiamo accolto Papa Francesco. Attraverso le parole coraggiose di Mariaserena della comunità Giovanni XIII di Atene, il canto in una lingua dolce e antica di Diana, una ragazza libanese e i tanti piccoli doni che abbiamo consegnato al Santo Padre, abbiamo potuto raccontare di giovani che non accettano le ingiustizie, che sono pronti a mettersi in prima linea, con la forza di trasformare le loro fragilità in ricchezza indispensabile per accogliere l’altro, nostro fratello.
Il Papa ha raccolto le nostre condivisioni, spronandoci ad attraversare questo Mar Mediterraneo pieno di tesori per lasciarci sorprendere dalla meravigliosa scoperta dell’altro, dono di Dio. Questo giardino che Francesco ci invita ad abitare non è privo di difficoltà e differenze, in questa settimana lo abbiamo sperimentato, ma è anche culla di un pensiero veramente comunitario, sfaccettato e capace di comunione. Sta a noi riconoscere, custodire e credere in questa fratellanza, senza accontentarci di un’accoglienza travestita da assimilazione, ma lasciando ad ognuno lo spazio per dare il suo contributo, unico e prezioso, nelle nostre vite e società che, “o saranno insieme, o non saranno”!
La Messa, celebrata al Vélodrome, è stata emozionante: Marsiglia aspettava da secoli il ritorno del Papa e la gioia vibrava festosa nello stadio che i suoi abitanti amano così tanto. Le scritture raccontavano del viaggio che Dio sempre intraprende verso di noi e del sussulto di gioia che provoca l’essere visitati. Lasciarci toccare dentro e diventare quindi capaci di scioglierci in danze dinnanzi alla vita e di trasalire di gioia con il nostro prossimo.
Dopo un breve momento di preghiera e di restituzione di tutta la bellezza ricevuta in questa settimana, abbiamo vissuto una cena arricchita da balli e musica con altri giovani provenienti da tutta la Francia. È stato bello concludere così i nostri giorni insieme, celebrando la grazia di aver intrecciato le nostre vite con quelle di tanti fratelli e sorelle mediterranei. I saluti sono stati carichi di gratitudine e di dolce nostalgia.
Un’immagine mi aveva colpito durante la prima conferenza: tutti siamo punti sulla circonferenza di un cerchio, ognuno ha il suo raggio da percorrere per arrivare al centro, alla sua verità più intima, a Dio, e ognuno, al centro, incontra gli altri. Quelle parole, oggi, hanno preso una forma chiara in me, hanno preso carne: sono quei volti che ho incontrato e che formano il meraviglioso mosaico di speranza che è l’umanità. Ora so che, se saprò camminare nella verità, non potremo che incontrarci di nuovo, amici!

Elisa Lunardelli

 

 

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